Passione del Signore secondo Giovanni (Gv 18,1 – 19,42)
Fratelli e sorelle,
oggi ci fermiamo davanti alla Croce. Il Vangelo di Giovanni ci presenta Gesù non come un uomo vinto, ma come il Re che dona la sua vita con libertà e amore. In ogni momento della Passione, Gesù appare signore degli eventi: si consegna volontariamente, parla con autorità davanti a Pilato, affida Maria al discepolo amato, e infine proclama: «Tutto è compiuto».
Non è la storia di un fallimento, ma il compimento di una missione. Gesù, l’Agnello senza peccato, prende su di sé il male del mondo. Non risponde con violenza, non fugge, ma ama fino alla fine. La sua Croce diventa allora il trono da cui ci mostra il volto vero di Dio: un Padre che non ci abbandona mai, neppure nel dolore e nella morte.
E lì, sotto quella Croce, ci siamo anche noi. Come Maria, come Giovanni, come il centurione. Anche noi siamo invitati a contemplare e a credere. A ricevere quel dono immenso: un amore che salva, che perdona, che apre alla speranza.
Oggi adoriamo la Croce, non per esaltare il dolore, ma per dire grazie. Perché lì Dio ha mostrato fino a che punto è disposto ad amarci. E davanti a tanto amore, il nostro cuore può solo rispondere con silenzio, fede e gratitudine.
Amen.