Omelia sul Vangelo di Giovanni 13,31-35
Giorno dell’inizio del pontificato del nuovo Papa Leone XIV
Carissimi fratelli e sorelle,
oggi la Parola del Signore ci conduce nel cuore dell’ultima cena, proprio nel momento in cui Giuda esce dal cenacolo per compiere il tradimento. È un’uscita carica di oscurità, eppure è in quel preciso istante che Gesù pronuncia parole di luce: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui».
Sembra paradossale: come può essere gloria l’inizio della passione? Come può il tradimento segnare un momento di esaltazione? Eppure, in questo svelamento del male, Gesù rivela la gloria vera: l’amore che si dona fino alla fine. È questa la sua gloria, ed è così che Dio si manifesta pienamente.
In questo contesto denso e drammatico, Gesù ci consegna il suo testamento spirituale:
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.»
Non si tratta semplicemente di un invito alla gentilezza o alla tolleranza, ma di un amore radicale, che prende come misura l’amore stesso di Cristo: un amore che serve, perdona, abbraccia, si piega a lavare i piedi, si lascia spezzare per gli altri.
Questo amore è il segno distintivo del discepolo. Non saranno le strutture, le parole solenni o le liturgie più curate a far riconoscere i seguaci di Cristo, ma l’amore concreto, visibile, operoso: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli».
E oggi, mentre la Chiesa accoglie con gioia e speranza l’inizio del ministero del nuovo Papa, queste parole del Vangelo risuonano con una forza particolare.
Santo Padre,
in questo giorno di grazia, la Parola ci ricorda quale sia la via del vero pastore: non il potere, non il prestigio, ma l’amore che si fa servizio. Il mondo guarda a Lei, ma ancora di più La guarda il Signore, che Le affida il mandato di confermare i fratelli nella fede e di guidare la Chiesa con il cuore del Buon Pastore.
Il comandamento nuovo, l’amore che si dona senza misura, sarà la stella che illumina il Suo cammino. E noi, popolo di Dio, La accompagniamo con la preghiera e con l’impegno quotidiano a vivere questo amore, perché insieme – Pastore e gregge – possiamo testimoniare al mondo la bellezza del Vangelo.
In un tempo ferito da divisioni, solitudini e guerre, la Chiesa è chiamata più che mai a essere segno di fraternità. E ogni vera riforma della Chiesa parte da qui: dall’amore reciproco, vissuto con sincerità e umiltà.
Che lo Spirito Santo sostenga il nostro Papa e ciascuno di noi, perché nella fedeltà al comandamento nuovo, possiamo camminare uniti verso quella gloria che è il volto di Cristo risorto, amore crocifisso e vivente.
Amen.