Dio ci Chiama all’Amore

INCONTRO DEL GIORNO 16 DICEMBRE  2015

Con l’incontro precedente abbiamo iniziato il secondo ciclo di meditazioni sui Grandi temi Biblici secondo progetto iniziale il quale s’intitola

LA CHIAMATA – IL MESSAGGIO BIBLICO DELLE SCRITTURE

TEMA DELL’INCONTRO ODIERNO

 DIO CI CHIAMA ALL’AMORE

Dio ci chiama…e ci chiama per nome (Sal 97);

  • ma perché ci chiama?
  • chi siamo noi per meritare tutta questa attenzione di Dio?
  • che posto occupiamo nel cuore di Dio?

Nella 1° lettera di Giovanni, cap. 4,7-16 , leggiamo che “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in lui”. Come si può fare questa affermazione? Da dove scaturisce questa certezza? Dal fatto che esistiamo. La nostra esistenza, è infatti un dono d’amore. Dio ha voluto condividere con noi, ciò che lui è; cioè “Vita”. Per permettere l’esistenza degli esseri umani, ha ceduto dello spazio che era tutto ed esclusivamente suo. Pensate cosa sarebbe la nostra esistenza se anche noi non dessimo spazio a qualcuno… saremmo costretti a una esistenza solitaria e triste… Ebbene Dio ha voluto trovare spazio per stare accanto a noi. E quello che fa Dio con noi, noi siamo chiamati a farlo con gli altri, se vogliamo essere felici. Ora Dio non si accontenta di dare una vita qualunque, ma ne dà una speciale: la sua. Ci dà infatti il suo Ruah’, il suo soffio, il suo Spirito (Gn 2,7). È bello possedere la consapevolezza che io, proprio io, condivido il suo Spirito. Quindi lo posso trovare in me; io non sarò mai solo, perché Dio è disposto a vivere la mia stessa vita… quando decide di creare l’uomo, dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine!” (Gn 1,26 ess.). Perché usa il plurale, Perché  non è solo il Padre a parlare… è la SS. Trinità che agisce nell’amore e in pieno accordo. Il modello dell’uomo, diventa lo stesso “figlio” che un s’incarnerà un giorno ancora lontano ma è già nella mente di Dio. Tra il Padre creatore ed il figlio, si inserisce il loro grande Amore: lo Spirito del Padre e del Figlio. Di qui comprendiamo che la nostra Fede pur essendo un dono personale, abbraccia una dimensione comunitaria: quella di essere Chiesa. L’amore è qualcosa di grande, ma se non si vuole essere amati, esso non si può comunicare.

L’Amore è una grazia = gratis data;

per questo a volte non viene accolto e si fa allora l’esperienza del peccato… Quando peccano, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, “scoprono di essere nudi” (Gn 3, 1 e ss.). Quando noi ci allontaniamo da Dio con il peccato, anche noi facciamo questa esperienza, perché ci sono venuti a mancare i punti di riferimento, le certezze, ci scopriamo miseri e piccoli ed abbiamo paura di Dio che passa. E Dio li rimprovera ma come fa esattamente un padre che ama i suoi figli; come  facciamo anche noi genitori quando siamo preoccupati per un figlio che tarda a tornare, che non ascolta i nostri avvertimenti. Dio non smette di cercarmi anche se sbaglio e mi allontano da lui. Lui mi cercherà sempre. Dio ha un progetto di salvezza per me… Egli lo offre a tutti come ha fatto ad Abramo, Isacco, Giacobbe,  e Mosè. Essi erano come noi e per la loro scelta, sono diventati strumenti di salvezza per sé e per l’umanità.  Abramo rispose alla chiamata di Dio e fu benedizione anche per noi (Gn 12). Mosè risponde alla chiamata di Dio davanti al  roveto che arde ma non si consuma (Es 3) perché, Dio non ti consuma, si serve di te ma senza consumarti (come invece succede tra uomini che non fanno nulla per nulla…), anzi è lui che si consuma per te…

Vediamo cosa dice a Mosè in merito al suo popolo schiavizzato in Egitto: “Conosco le sue sofferenze, ho udito il suo lamento…”. Non è un Dio che sta a distanza ma conosce molto bene le nostre vicissitudini. E le conosce non per sentito dire… ma in senso biblico “dello starci dentro”. Lo toccano, sono sue. Nei 40 anni di deserto, Dio sceglie come fare per comunicare al suo popolo, per esprimere la sua presenza, per stare con lui.  Quando il suo popolo vive in un accampamento, egli chiede a Mosè di fargli una tenda per restare col suo popolo. Poi quando Israele diventa sedentario e costruisce la sua città, egli chiede che gli venga edificato un tempio…ne organizza persino il culto (Levitico) per restare col suo popolo fino al tempo in cui non farà la scelta suprema, il suo capolavoro, di stare in mezzo agli uomini nascendo sulla terra:

“sarà chiamato Emmanuele = Dio sta in mezzo a noi” (Mt 1,18-24),

nel senso che cammina con noi. Se Dio sceglie di stare con noi,  lo fa perché vuole insegnarci e farci capire come noi cristiani dobbiamo stare in società: Gesù ci dice di andare in tutto il mondo (Mc 16,9,20) ad annunciare la sua Parola di salvezza e amore; e non solo a quelli che la pensano come noi ma anche agli altri, i lontani. Niente steccati ma ponti…bisogna costruire…”.

Come l’anima è nel corpo, così devono essere i cristiani nel mondo”.

Gesù è nato a Betlemme; la città del pane. Pane che si divide…

Gesù è il pane spezzato che ha scelto di morire per me!

E allora:

  • quanto accetto che Gesù  mi ami fino a morire per me?
  • Quanto accetto che Gesù sia morto anche per i criminali?
  • Quanto accetto che sia morto per chi mi fa soffrire?

In questo anno santo, sono domande vitali dalle cui risposte posso capire quanto io corrispondo al grande amore che Dio ha scelto di avere per me…e se qualcosa non va in me, se mi è difficile rispondere cristianamente a questi quesiti, mi aiuti e conforti sapere che :

DIO AMA ME NONOSTANTE LE MIE DEBOLEZZE, I MIEI FALLIMENTI, I MIEI PECCATI, I MIEI TRADIMENTI…

EGLI MI AMA COSI’ COME SONO.

Egli mi dà la forza di ricominciare sempre e di credere in me stesso, perché lui crede in me. Mi ama fino a condividere la mia sofferenza.

  • Ma quanto sono disposto a pensare di incontrare Dio nei momenti di sofferenza, di paura…di malattia, di lutto? Eppure lui l’ha già fatto! Morendo in croce si è caricato dei nostri dolori …(Is 53);

a noi spetta ora (in questo momento) metterci in linea con quell’evento mirabile e santo avvenuto (allora) una volta per tutte e per tutti. Non posso credere che non sappia ascoltarci. Dio è lì, e sa esattamente quello che sto passando. Gesù ha spalancato le sue braccia sulla croce per attirarci tutti a sé. Con la sua morte e risurrezione,  ha spalancato la “porta” sulla nostra vita; quella porta che ci fa intravedere ciò che ci aspetta dopo (Rm 8) grazie allo Spirito che abita in noi. Gesù ha vissuto “consegnato al Padre” che ha permesso la sua morte e poi l’ha risuscitato. Ora noi possiamo vivere la consolazione di Dio… e poi dare l’amore di Dio agli altri perché egli ha scelto di renderci segno visibile della sua risurrezione, della sua vita agli altri. Ed allora:

  • Quale sarà la nostra missione?

Non potrà essere che una, perché, dopo avere amato noi, attraverso noi e solo attraverso di noi può far giungere il suo amore agli altri. Se noi non ci prestiamo all’azione della sua grazia, saremo responsabili della mancata salvezza di tanti altri figli di Dio, amati da lui. Una buona parola può cambiare la vita di qualcuno. È quel seme che se non seminiamo, non muore per dare ove il 30, ove il 60, ove il 100 per uno (Mt 13,8). Quindi, siamo chiamati a portare ovunque la risurrezione di Cristo cioè la vita vera.

  • Ma come fare?

Non è necessario essere dei predicatori, bastano dei gesti, dei segni, un abbraccio e il Signore farà in modo che tutto sia destinato all’eternità, facendo sentire figli amati e desiderati da Dio anche i lontani perché  egli ha fatto loro spazio per accoglierli, guarirli abbracciarli, amarli. Saranno allora gesti, parole sguardi di… eternità. Questo significa annunciare il Vangelo. Leggiamo in  Mc 6,34 e ss.: “sbarcando vide molta folla e si commosse per loro…” questo significa che bisogna scendere dalla barca, dalla nostra barca sicura che può essere la comunità, la parrocchia, che rappresentano la nostra sicurezza, per stare con gli altri. Questo deve fare la Chiesa: si deve commuovere, termine che significa star-ci male… stare male con chi sta male, entrare nella loro sofferenza, donare il proprio spazio… A noi che siamo Chiesa, spetta questo sublime compito. Gesù, prima di dare pani e pesci, insegna, annuncia qualcosa di più grande e così bella da far dimenticare alla folla persino di nutrirsi. Sarà lui allora che penserà anche a questo ed al superfluo (Mt 6,25-34).

Amen.

Preghiera di conclusione.
Abbiamo innalzato una breve preghiera di lode per le meraviglie del Signore, pregando prima con il salmo 32 (inno alla bontà di Dio) e abbiamo scoperto  il nostro “luogo sicuro”.

A LODE E GLORIA DI GESÙ

 ALLELUJA !