Dal Vangelo secondo Luca 15,1-7 – Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora , quella che si era perduta
Cari fratelli e sorelle,
oggi celebriamo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, una festa che ci porta al centro della fede cristiana: l’amore di Dio, un amore che si fa carne, che si fa cuore pulsante, che batte per ogni uomo, specialmente per chi si è smarrito.
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci mostra proprio questo amore: un Dio che cerca, che non si accontenta di avere il gregge quasi al completo. No, il suo cuore si spezza per quella pecora perduta, per quell’unico figlio che si è allontanato, che ha sbagliato strada, che forse nemmeno sa più come tornare.
Gesù parla ai farisei e agli scribi, cioè a uomini religiosi, ma chiusi in una visione legalistica e giudicante. E racconta loro una parabola che rovescia ogni logica: lasciare novantanove pecore nel deserto per andare in cerca di una sola? È follia, umanamente. Ma è proprio questa la “follia” del cuore di Dio. Il cuore di Cristo è il cuore del pastore che ama ognuno con un amore unico, personale, irrinunciabile.
Il pastore non si arrende. “Finché non la trova.” E quando finalmente la trova, non la rimprovera, non la punisce, ma la solleva, se la carica sulle spalle, e la riporta a casa. Con gioia. Anzi, con una gioia traboccante, che diventa festa, che coinvolge tutti: amici, vicini, perfino il cielo. “Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.”
Ecco, fratelli e sorelle, il Sacro Cuore di Gesù è questo: è il cuore che ama senza misura, che non si rassegna alla perdita di nessuno, che si affatica nel deserto per ritrovare chi si è smarrito. È il cuore trafitto sulla croce, aperto dalla lancia, da cui escono sangue e acqua, segni della misericordia e della salvezza.
Celebrando questa festa, siamo invitati a contemplare questo cuore e a lasciarci raggiungere, curare, trasformare dal suo amore. Perché, se siamo onesti, tutti siamo stati – e forse lo siamo ancora – quella pecora smarrita. Tutti conosciamo la fatica del perdersi: nel peccato, nel dubbio, nell’indifferenza, nelle ferite della vita. Ma oggi il Signore ci dice: “Non importa quanto lontano sei andato, il mio cuore ti cerca, ti vuole con sé.”
E se invece ci sentiamo tra le novantanove, forse un po’ sicuri della nostra giustizia, oggi il Vangelo ci provoca: riusciamo a gioire per chi ritorna? Sappiamo riconoscere nel perdono la festa più bella del cielo? Il cuore di Gesù ci invita a superare ogni giudizio e ad accogliere ogni fratello con lo stesso amore misericordioso.
In questa solennità, chiediamo una grazia semplice ma decisiva: “Signore, rendi il mio cuore simile al tuo”. Che il nostro cuore diventi capace di compassione, pazienza, misericordia. Che anche noi impariamo a cercare, a non giudicare, a portare sulle spalle chi è ferito.
Il Sacro Cuore di Gesù non è una semplice immagine devozionale. È la sorgente viva della nostra fede: un cuore che ama fino all’estremo, che batte per te, per me, per ogni uomo.
Amen.