(II Santa Messa) Dal Vangelo secondo Matteo 25,31-46 “Venite benedetti del Padre mio.)
Fratelli e sorelle,
oggi la Chiesa ci invita a fermarci, a ricordare, a pregare.
È la Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti: un giorno di silenzio e di fede, in cui il nostro sguardo attraversa il velo della morte per fissarsi su Cristo, il Signore della vita.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta il grande giudizio finale. È una scena grandiosa: il Figlio dell’uomo siede nella sua gloria e davanti a lui si radunano tutti i popoli. Non c’è paura in queste parole, ma verità e speranza. Perché Gesù ci dice come saremo giudicati: non sulle apparenze, non sul successo, ma sull’amore.
“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”
In questa frase si riassume tutto il Vangelo. Gesù si identifica con i poveri, i sofferenti, gli ultimi. La misura del nostro amore per Dio è l’amore concreto verso chi ci sta accanto.
Nel volto del malato, dell’affamato, del solo, c’è il volto stesso di Cristo.
Ma oggi, mentre ricordiamo i nostri defunti, questa Parola ci consola profondamente.
Perché davanti al giudizio di Dio non ci sarà solo il nostro peccato — ci sarà anche tutto l’amore che abbiamo donato, anche nei gesti più piccoli, quelli che magari noi stessi abbiamo dimenticato, ma che Dio ha custodito nel suo cuore.
Ogni atto di bontà, ogni gesto di perdono, ogni sofferenza offerta con fede sarà luce davanti a Lui.
Isaia, nella prima lettura, ci ha promesso che “Il Signore eliminerà la morte per sempre” e “asciugherà le lacrime su ogni volto”.
E san Paolo ci ha ricordato che “gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo”: il nostro destino è la vita, non la morte.
Ecco la speranza che oggi ci sostiene: i nostri cari defunti non sono perduti, ma vivi in Dio. Essi partecipano già a quel Regno che Gesù ha preparato per i suoi figli fin dalla creazione del mondo.
Noi li affidiamo alla misericordia del Padre, certi che Egli non dimentica nessuno dei suoi figli e che, come dice il Vangelo, “non perderà nulla di quanto gli è stato dato”.
Questa celebrazione ci invita anche a convertire il nostro cuore, a vivere fin d’ora secondo la logica del Regno.
Ogni gesto di carità, ogni perdono, ogni attenzione verso chi soffre è un seme di eternità, un passo verso quella vita che non muore.
Fratelli e sorelle,
oggi portiamo nel cuore i volti di coloro che ci hanno preceduto: genitori, amici, fratelli, sorelle nella fede. Li affidiamo alla pace di Dio e, nello stesso tempo, rinnoviamo il desiderio di camminare verso di loro, sulla via dell’amore.
Preghiamo con fiducia:
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.

